venerdì 11 marzo 2011

CIMA COMEDON

SEI MESI DI RIPRESE




lunedì 31 gennaio 2011

FINALMENTE DUE RIGHE SUL "GABIAN"



SOPRA LE RIGHE

TRA LE PIEGHE DEL MONDO

DIVIENE MITO

In un mondo di rocce irte e frastagliate qualcuno s’è costruito un personaggio. A 123 ani dalla morte ancora se parla, all’epoca ne parlarono anche i giornali. I monti del Cimonèga erano il “paradiso” di Mariano Bernardin detto “el Gabian”.

Parliamoci chiaro: oggigiorno non sarebbe certo un esempio positivo.

Ma quando il personaggio diviene aneddoto, significa che il suo profilo è ormai decantato, e depurato dalle tare caratteriali diviene leggenda positiva.

Sono contento se Erri Deluca ha dato nuova vita al Gabiàn, noi ci attaccheremo come sanguisughe al Peso della farfalla”, perché non scivoli nell’oblio la memoria di quell’esempio discusso di scaltra cialtroneria.

In fondo, “el Gabian” può rappresentare per molti un degno alter ego: una impavida risolutezza fa da sfondo ad una visione della vita sopra le righe, un passo più in là, un appiglio più su, aspetto che contraddistingue solo chi è in grado di disegnare nuove vie.

“Bubu” Demenech, racconta che disperse tra le cenge di Cimonéga si trovano ancora le pòste del Gabiàn usate per la caccia la camoscio; sulla cima del Piz di Sagrón, una targa in bronzo cita il suo nome come primo conquistatore (con C. Tomè e T. Da Col -1877-).

La memoria del paese ne racconta invece le imprese, ed il compito attuale è quello di salvaguardare questo lembo di storia che porta con se una certa dose di sana suggestione.

El vola el Gabian

el vet da lontan

el missia le carte ma mai a so dan

M.S. 18.12.2010

martedì 16 novembre 2010



Clochard
del bosco



Che a Sagrón vi sia la sagra delle Pére (8 settembre) non è certo un caso.
Fino al termine degli anni ’50, quella data era il momento in cui dalle confinanti frazioni di Gosaldo arrivavano occasionali venditori per mettere sulla piazza la frutta che si produceva abbondantemente su quel versante più soleggiato della Valle del Mis. Pér Bótiri, Pér Mathùch, Teste de regùth, Pér de la regina e molte altre varietà ancora componevano quella diversità cromatica, morfologica ed organolettica che ci sta ora sfuggendo

L’alta Valle del torrente Mis, date le sue condizioni morfologiche ed altitudinali, ha da sempre portato con se le problematiche che condizionano e limitano un proficuo sviluppo dell’agricoltura. Pendenze accentuate, suoli instabili, esposizioni non sempre ottimali hanno sempre e solo concesso un’agricoltura di sussistenza all’interno della quale però, alcuni prodotti, valicando il generale oblio, sono riusciti ad aggrapparsi alla memoria collettiva e trasbordare fino ad oggi se stessi e le conoscenze ad essi collegate.
Le piante arboree per loro natura sono le specie vegetali che più resistono ai mutamenti sociali ed ambientali. Le erbacee sinantropiche se abbandonate inselvatichiscono rapidamente oppure scompaiono dai suoli e dalle memorie.

Gli alberi resistono un po’ di più e ci lasciano qualche decennio per pensarci un po’su, concedono una chances per valutare se realmente vogliamo o possiamo fare senza di loro e nel frattempo aspettano; ma accerchiati dalle infestanti rilasciano al terreno la voglia di vivere e come demoralizzati si lasciano andare ad una chioma trascurata, e relegati ai bordi della società vegetale assomigliano sempre più a clochard del bosco.


Nel corso dell’autunno 2009 e 2010 è stata condotta un’indagine conoscitiva per comprendere quale fosse l’attuale presenza di questi clochard del bosco (si utilizza il termine bosco in quanto effettivamente è il luogo dove l’abbandono del territorio li ha relegati) nell’antica area di distribuzione: frazioni del comune di Sagron Mis e Gosaldo.
Il metodo di indagine ha perseguito in questa prima fase l’obiettivo di individuare le varietà presenti e classificarle con la denominazione locale.
Il sistema adottato è stato quello di trovare innanzitutto degli informatori competenti che sulla base delle conoscenze storiche avessero accesso all’antica distribuzione spaziale delle singole piante di pero o di gruppi delle medesime. Pur avendone osservata la numerosa frequenza, nel corso dell’indagine non si è tenuto conto di specie diverse dal pero (es. il melo e le drupacee).
L’area di pertinenza ha interessato il comune di Sagron Mis nelle sue diverse frazioni e Gosaldo nelle frazioni di Saresin, Le feste, Stuer, Code, Nori, Selle, Tiser considerati come antica area di distribuzione sulla base delle indicazioni degli informatori.
Il primo risultato ottenuto è stato di separare nettamente le due zone di Gosaldo e Sagron Mis sulla base dell’attuale presenza di piante di pero.
A Sagron Mis, nonostante gli informatori avessero il ricordo di numerose piante, n’è stata constata la quasi completa assenza. Una sola superstite (Pér Botiro) è stata rilevata nell’abitato di Sagrόn mentre per il passato vari soggetti arricchivano a spalliera le facciate delle case, gli orti esposti a meridione e i campi lontani dai paesi, soprattutto alle quote più basse dove ora l’abbandono è più evidente. Ma soprattutto, sembra che il motivo principale della scomparsa di questa importante presenza, sia dovuta al taglio deliberato dei singoli alberi come una delle tante forme di rimozione del passato da parte di una comunità.

Diversa si è dimostrata la situazione nell’area di Gosaldo, dove su una superficie ben più estesa un proporzionale abbandono delle aree agricole, ha per modo di dire, fatto dimenticare gli alberi da frutto che hanno così potuto compiere una sorta di traghettamento fino ad oggi.
Molti di questi alberi hanno certamente subito gli effetti limitanti dell’”asfissia” indotta dal rimboschimento naturale, ma nonostante ciò si è riscontrata la presenza di numerose varietà e di una buona presenza di singoli alberi il cui stato di “salute” è strettamente legato alla volontà del singolo proprietario.
Nel corso dell’indagine sono stati rilevati due elementi di criticità: il primo riguarda la pomologia. Si sono riscontrate oggettive difficoltà di descrizione delle singola varietà e di attribuzione alle medesime dei campioni che man mano si andavano ad analizzare. Il secondo riguarda la difficoltà nel risalire ad una denominazione condivisa delle diverse varietà. I due problemi sono naturalmente tra loro collegati ed amplificati dal divario temporale che separa il presente dalla pratica agronomica passata.

Questa prima rapida indagine, ha dimostrato la necessità di attivare alcuni canali di ricerca propedeutici a qualsiasi iniziativa di conservazione della diversità biologica.

Alcune idee ci sono già, ma si faccia avanti con proposte chi volesse affinare la conoscenza dei

CLOCHARD DEL BOSCO









giovedì 11 marzo 2010

WINTER IN SAGRON MIS 2010